E’ un paradosso: per molte persone che hanno a cuore le sorti dell’ambiente lo smaltimento delle batterie che equipaggiano le auto elettriche è un freno all’acquisto della modalità di trasporto più ecologica che esista. Eppure, non solo il riciclo delle batterie delle auto elettriche è possibile, ma il loro riuso può creare notevoli opportunità di business. Si stima che entro il 2030 ci saranno più di 6 milioni di batteria a fine vita provenienti da auto elettriche, ma anche da autobus, furgoni e camion. Il loro riuso è quindi una grande opportunità per molte imprese del settore automobilistico e per molte case automobilistiche. Nel nostro paese sul riciclo delle batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici è impegnato il consorzio nazionale Cobat che sta realizzando progetti molto interessanti il cui obiettivo è trasformare il costo dello smaltimento batterie auto elettriche in profitto.
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Come riciclare le batterie delle auto elettriche
La vita media di una batterie agli ioni di litio utilizzata nei veicoli elettrici è compresa tra i 5 e gli 8 anni di uso. Tuttavia, anche una batteria di 10 anni può essere riutilizzata in altri ambiti che necessitano di accumulare l’energia con cicli meno frequenti. Le batterie usate possono ancora conservare fino al 70-80% della capacità originale; di conseguenza prima di essere avviate al riciclo dei singoli componenti possono essere ulteriormente utilizzate in applicazioni meno impegnative come l’accumulo di energia stazionaria, Una delle alternative al riuso è il riciclo dei vari componenti. Un mercato molto interessante per i produttori di batterie che in tal modo possono acquisire i preziosi metalli (cobalto e nichel) a costi competitivi. Secondo il Massachusetts Institute of Technology di Boston un’altra importante opportunità di riciclo di batterie non più impiegabili per i veicoli elettrici potrebbero essere il loro riutilizzo nel settore fotovoltaico come accumulatori di riserva. Diverse imprese stanno già lavorando sul tema del riciclo dei pacchi batteria o della loro impiego nella così detta “second life”. Lo scorso marzo la compagnia energetica statale finlandese Fortum, insieme a BASF e Nornickel hanno firmato un accordo di cooperazione sul tema, convinti che questa pratica, oltre che redditizia, possa anche essere ecosostenibile. L’accordo intende ridurre la CO2 delle lavorazioni per il riciclo, utilizzando l’elettricità da fonti rinnovabili.
Riuso batterie: i progetti delle case automobilistiche
Per quanto riguarda le case automobilistiche, Nissan sta collaborando con il colosso del commercio Sumitomo Corporation per avviare il primo impianto giapponese specializzato nel riuso e riciclo delle batterie agli ioni di litio dei veicoli elettrici. Frutto della joint venture è 4R Energy Corporation che gestirà le operazioni, prima organizzazione al mondo a essere certificata secondo lo standard UL 1974 che permette di identificare lo stato di salute di una batteria e introduce le valutazioni per determinare la fattibilità per il loro uso continuo. Tesla oltre a lavorare al recupero di metalli costosi come nichel, cobalto e litio, promuove un sistema di riciclaggio a circuito chiuso secondo un processo industriale in grado di risparmiare almeno il 70% delle emissioni di CO2 nel recupero e nella raffinazione di questi metalli preziosi. Renault sta invece lavorando alla seconda vita delle batterie il cui scopo è il loro riutilizzo quali energy storage per le rinnovabili.
Riciclo batterie auto elettriche in Italia
In Italia già da qualche anno sta lavorando su questo tema il consorzio Cobat. Il consorzio si occupa di economia circolare per la raccolta di pile e accumulatori esausti, di rifiuti elettronici e di pneumatici fuori uso. Riguardo alla gestione del fine vita degli accumulatori al litio, Cobat ha commissionato uno studio di fattibilità al CNR di Firenze per individuare una tecnologia a costi sostenibili e a maggior risparmio energetico, ottimizzando al massimo il recupero.
Lo studio ha prodotto risultati definiti particolarmente incoraggianti tanto da indurre Cobat alla decisione di affidare un altro studio al CNR di Milano, coordinato dal Politecnico di Milano, per progettare un impianto di macinazione da cui ottenere la componente attiva degli accumulatori. Cobat e l’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici del CNR hanno brevettato un processo per il recupero idrometallurgico della così detta “black mass” (miscela di litio, manganese, cobalto e nickel) delle batterie al litio. Cobat sta anche valutando la possibilità di trasformare l’impianto pilota un centro polifunzionale per la gestione di tutte le chimiche delle batterie di nuova generazione (quindi non al piombo) e sta studiando l’ipotesi di far partire una sperimentazione per la seconda vita delle batterie agli ioni di litio.
Grazie alla ricerca scientifica e alla tecnologia il problema dello smaltimento delle batterie per le auto elettriche sta diventando un’opportunità di business che creerà nuovo lavoro. Il costo di smaltimento che era considerato un ostacolo insostenibile sta diventando fonte di profitto.
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